Cosa impedisce oggi a un imprenditore di avere successo?

Cosa impedisce oggi a un imprenditore di avere successo

Nel corso della mia carriera mi sono spesso imbattuto in figure imprenditoriali incomprese, capaci di suscitare in me la curiosità di come riuscivano a gestire i molteplici fattori per la riuscita della loro attività e come impedirne il tracollo.

Da qui la domanda: “Cosa impedisce a un imprenditore di avere successo?” Comprendere quali meccanismi si celano dietro alla “sconfitta” di una realtà imprenditoriale può facilitare la riuscita della stessa anche in situazioni critiche. Pertanto, analizzando i comportamenti comuni, ho deciso di mettere per iscritto le sei regole che possono portare una società verso il fallimento.

1. La comfort zone

La comfort zone è una delle trappole più comuni e insidiose nel mondo imprenditoriale (come anche nella vita di tutti i giorni). Cos’è esattamente la comfort zone? la comfort zone è un concetto mentale che porta la persona a temere l’innovazione e il cambiamento. L’individuo che si fa breccia in questo territorio vive la sua vita dimorando all’interno di una costruzione che poggia sulle fondamenta della sicurezza e del successo temporaneo che ha vissuto. Ma tali pilastri potrebbero anche essere destinati a crollare su di lui.

Si manifesta con espressioni del tipo: “ha sempre funzionato bene in questo modo” oppure “il cambiamento è un cancro che ti porta lentamente verso la morte”. Mi è capitato di lavorare con un impresario che svolgeva le stesse azioni per tutta la sua vita lavorativa e scostarsi da quel work flow lo terrorizzava. Durante le riunioni settimanali riceveva varie idee innovative ma gli mancava il coraggio di attuarle. A volte serve un pizzico di rischio. Se non scendi mai in battaglia non si sa che vincerai o perderai.

2. Il paradosso della stupidità

Come proposto dagli studiosi Spicer e Alvesson, il paradosso della stupidità mette in luce come nella maggior parte delle aziende si adottano comunicazioni verso l’esterno tali da attirare persone istruite e piene di buone idee – dietro la promessa di un lavoro innovativo e stimolante – per poi immetterle in meccanismi ottusi, capaci di mandare in tilt anche la più brillante delle menti.

Il risultato finale di questo trita-neuroni sarà che la risorsa inserita nel sistema semplicemente smetterà di pensare e di proporre nuove idee, fino a limitarsi a fare esattamente ciò che gli viene chiesto di fare. Certo nel breve periodo l’imprenditore sarà circondato da persone che fanno esattamente quello che dice di fare, il che rappresenta la situazione ideale per una persona affetta da megalomania. Ma nel lungo periodo, avere intorno a noi sempre persone che non ci diranno quello che pensano delle nostre idee, potrebbe rappresentare un disastro per il nostro business.

Pensiamo per esempio ad un’azienda come la Nokia che ha sempre prodotto telefoni cellulari coi tasti. Con l’avvento dei primi smartphone molte aziende hanno adattato la loro produzione con la richiesta di mercato. La Nokia, che non ne ha tenuto conto, e forte del successo che ha sempre avuto nelle vendite, ha continuato a produrre telefoni cellulari coi tasti. Sappiamo tutti la fine che ha fatto il colosso finlandese. Alteriamo il paradosso della stupidità con la regolarità dell’intelligenza.

3. L’incapacità di autoesaminarsi

Perfino l’impresario più analitico, di fronte ad un calo di vendite espresso attraverso grafici, statistiche e prospettive e previsioni di mercato, tenderà a concentrarsi sul colore delle slide o delle tabelle piuttosto che sui dati. Un impresario incapace di auto esaminarsi vedrà come l’erba del vicino diventa sempre più rigogliosa e verde ma con occhio critico piuttosto che con occhio da furfante.

Con questo non voglio dire che bisogna attendere che la concorrenza faccia una mossa strategica che meriti la nostra attenzione e la nostra prontezza a rubarla. Piuttosto, perché non utilizzare figure esperte come professionisti nell’ambito del marketing e della psicologia che possono ragguagliare noi imprenditori sui modelli di tendenza e su ciò che la società mondiale è alla costante ricerca?

4. La mancanza di una logica di bilanciamento

Una delle prime regole dell’imprenditorialità è quella di bilanciare il proprio business su più pilastri distinti tra loro. Quindi, avere più basi da “appoggio” piuttosto che una soltanto. Questa logica ti impedirà di “chiudere bottega” se uno dei pilastri del tuo business dovesse crollare. Prendiamo il caso di un’azienda che produce e distribuisce toner inchiostro e stampanti.

Se improvvisamente dovesse cambiare il mercato e non si rendesse più necessario stampare, il suo business crollerebbe su sé stesso in pochi secondi (sappiamo che è impossibile ma è solamente un esempio per far comprendere il punto in questione). Diverso è il discorso di un’azienda che produce e commercializza PC, stampanti e toner, due macro prodotti che possono vivere l’uno senza l’altro.

5. La mancanza di una logica nel cambiamento

Tantissime aziende vengono tramandate di padre in figlio da generazioni senza mai variare di una virgola il processo produttivo, la comunicazione e gli strumenti di lavoro. Questa logica può procedere in modo positivo se la tua azienda è patrimonio dell’UNESCO. Diversamente siete destinati al fallimento. Il mercato muta in continuazione. Ciò che ieri era conveniente oggi non funziona più o non è più un affare.

Anni fa, insieme al mio socio, abbiamo avuto un’idea di business in merito ad una tool sotto forma di app per smartphone a disposizione per i musicisti che esercitano la loro professione durante eventi dal vivo. L’app sarebbe dovuta essere una sorta di Shazam utile per distinguere le tracce suonate dal performer in modo che a fine serata, durante la compilazione del borderò SIAE, avrebbe aperto l’app e trascritto in modo preciso quanto suonato in modo da evitare di ricevere sanzioni pecuniarie da parte dell’ispettore Siae.

Inutile dire che quello stesso anno il mercato del diritto d’autore si è squarciato con l’avvento di Soundreef e la nostra app sarebbe stata inutile dato che non avrebbe potuto distinguere tra brani tutelati da Siae e brani tutelati da Soundreef.

6. La logica delle posizioni nell’azienda e della delega

In ogni azienda che si rispetti ci sono dei ruoli. Il direttore, l’amministratore delegato, il responsabile delle risorse umane, ecc. Ognuno di loro ha dei compiti precisi e, mentre questi ruoli sono ben chiari, molto meno chiare sono le posizioni che si hanno all’interno dell’azienda.

Ad esempio una persona che avvia oggi un’attività si troverà automaticamente in prima linea nella sua attività, si occuperà della clientela, delle vendite, della burocrazia ecc. Man mano che il suo business si estende potrà permettersi dei collaboratori che dovranno essere messi in prima posizione al posto suo, questa azione consentirà a lui di andare in delega e liberarsi di alcune attività che gli impediscono di mettersi in posizione di guida o di comando.

Spesso molti imprenditori, peccando un po’ di presunzione, tendono a non delegare nulla, in quanto affermano: “come faccio io le cose non le fa nessuno”. Questa azione impedirà all’attività di crescere in quanto se tu sei in prima linea, chi la guida la nave?

CONCLUSIONI

Cosa impedisce a un imprenditore di avere successo? Spezzando una lancia a favore dei nostri cari imprenditori – di cui faccio parte – non è per nulla facile amalgamare la propria idea in un mercato in continua mutazione. Il bello delle idee è che ne puoi averne quante vuoi e alcune potrebbero essere davvero buone. Poi alla fine solo una ti cambia la vita. Non sai quando arriverà e non sai se arriverà. Il Punto è non arrendersi mai, poiché già la scelta di non arrendersi è di per sé una vittoria. Matteo Perrone